Lo studio di IF! in attesa dell'edizione 2019 mette in luce analogie e differenze nell'approccio al processo creativo. Ascoltare musica, condividere esperienze con altre persone e passeggiare risultano i principali driver per stimolare l'ispirazione, mancanza di tempo e di libertà sono nemici della creatività. Steve Jobs, Andy Warhol, Coco Chanel indicati come guru della ‘scomodità’. I giovani sono meno propensi a sperimentare percorsi nuovi
(28 ottobre 2019) - Nell'imminenza della sesta edizione a Milano (7-9 novembre), IF! Italians Festival ha condotto uno studio sul tema portante dell'evento 2019, ovvero sul significato della ‘creatività scomoda’, mettendo a confronto le visioni dei protagonisti della comunicazione già affermati e di quelli di domani. Sono state raccolte le testimonianze di professionisti soci di Adci e UNA (organizzatori dell'evento) e quelle di studenti del Dipartimento di Design del Politecnico di Milano, dell'Università Cattolica di Milano / Master Digital Communications Specialist, di NABA - Nuova Accademia di Belle Arti e dell'Accademia di Comunicazione / Master in Art Direction e Graphic Design e Master in Copywriting.
Creatività. Costruire ex novo a suon di musica o reinventare con e per gli altri?La prima sostanziale differenza tra i due mondi si riscontra nella definizione stessa di creatività. Se per gli studenti è da intendersi come capacità di produrre qualcosa di sorprendente e inedito, alla novità dall'
effetto wow costruita dalle fondamenta i professionisti contrappongono l'arte di rinnovare e reinventare per fini pratici ciò che già esiste.
Il 50% di chi ancora guarda a questo mercato dai banchi di scuola, infatti, descrive la creatività come la
capacità di generare nuove idee attraverso ragione e fantasia, mentre a condividere questa posizione è solo poco più di quarto dei professionisti (29,3%). Chi già lavora nel settore, infatti, ritiene che essere creativi consista piuttosto nel
trovare collegamenti inaspettati tra cose apparentemente non correlate (34,7%), concetto che per gli studenti passa invece in secondo piano (26,7%). Inoltre, per i professionisti – principalmente per gli over 40 (53,8%) - essere creativi vuol dire
saper trovare una soluzione smart a un problema comune (17,3%), mentre gli studenti prediligono
la capacità di creare stupore e nuove esperienze (14%).
Per quanto divergenti siano le definizioni, si somigliano invece le top 3 degli elementi che stimolano la creatività di studenti e professionisti. Per i primi è soprattutto la
musica (54,7%) a favorire la creazione di nuove idee; seguono il
confronto con gli altri (38,4%) e
camminare (34,9%). Se le passeggiate chiudono il podio anche della classifica dei professionisti, in questo caso le prime due posizioni sono invertite rispetto a quelle dell'altro campione: poco meno della metà (45,3%) sostiene che la loro primaria fonte di ispirazione sia la
compagnia di altre persone, seguita a distanza ravvicinata dalla
musica (41,3%). Curiosamente, una ridotta percentuale di professionisti (8%) - equamente divisa tra uomini e donne e prevalentemente concentrata nella fascia di età compresa tra 31 e 40 anni (66,6%) - dichiara che anche
fare sesso stimola la loro creatività. In questo caso, le numeriche calano tra gli studenti (3,5%).
Mancanza di tempo e di libertà nemici della creativitàChe cosa, invece, ostacola il processo creativo? Su questo punto professionisti e studenti si trovano d'accordo: la
mancanza di tempo - con scadenze ravvicinate e molteplici task da portare a termine simultaneamente - è il principale nemico dell'ispirazione per entrambi i gruppi di rispondenti (52% nel primo caso, 47,7% nel secondo). Ad accomunare i due punti di vista anche l'influenza negativa esercitata dalla
confusione. Stare in mezzo agli altri è sì fondamentale per pensare e agire in modo creativo, ma a patto che il confronto non avvenga in un ambiente o modo caotico, come conferma circa un terzo di studenti (36%) e professionisti (32%). Questi ultimi completano il quadro sottolineando come non sia possibile arginare il problema con un'organizzazione inflessibile: sia
guideline troppo stringenti (30,7%) che
contesti sociali troppo rigidi (26,7%) sono colpevoli di mettere un freno all'approccio out-of-the-box.
Al netto degli elementi di disturbo, professionisti e studenti raggiungono il picco della loro creatività in situazioni e momenti diversi. I primi ammettono di essere più creativi proprio sul lavoro (60%), mentre poco più di un quarto (26,7%) sente di dare il meglio di sé fuori dall'ufficio. Gli studenti, invece, si sentono ugualmente all'apice del processo creativo in entrambe le occasioni: il 45,3% nel tempo libero, il 44,2% in occasione di attività legate allo studio. Per entrambi i gruppi, invece, la vita di coppia non sembra essere un forte incentivo all'inventiva: l'ambito sentimentale permette di manifestare il massimo della propria creatività solo al 10,7% dei professionisti e all'8,1% degli studenti.
Steve Jobs, guru della ‘scomodità’. Giovani impauriti dall'inesploratoFilo conduttore dell'edizione 2019 di IF! Italians Festival è la capacità di ‘mettersi scomodi’ che presuppone l'abbandono della propria zona di comfort per incanalare al meglio e alimentare la propria creatività. Sorprendentemente,
le nuove generazioni si dimostrano meno audaci quando si tratta di sperimentare percorsi nuovi e incamminarsi lungo strade inesplorate. La maggior parte dei professionisti (40%), forte di anni di esperienza e della profonda conoscenza delle dinamiche del settore, si dichiara infatti fortemente propensa a uscire dalla propria comfort zone, mentre la stessa percentuale di studenti (40,7%) preferisce non sbilanciarsi, definendosi solo
mediamente incline ad abbandonare il certo per l'incerto.
Nonostante ciò, i diversi campioni di intervistati si trovano d'accordo sul ruolo chiave giocato dalla diversity in questo scenario. Sia per i professionisti (57,3%) che per gli studenti (47,7%), infatti,
il contatto con persone ed esperienze che esulino dalla propria realtà (sia essa culturale, etnica, religiosa o di orientamento sessuale) rappresenta il principale stimolo a uscire dalla propria comfort zone. Differenze emergono dall'analisi dei fattori secondari. Se un terzo (33,7%) di chi frequenta università e accademie indica la
noia e la
voglia di cambiamento tra le altre motivazioni valide per lasciarsi alle spalle la propria zona di comfort – seguite dalla
ricerca di situazioni adrenaliniche (16.3%) – la percentuale scende al 20% nel caso dei professionisti. Di contro, questi ultimi accennano all'
emulazione: per il 12% di loro è l'esempio di qualcun altro a ispirare scelte coraggiose.
Questo
qualcuno può essere un collega, un insegnante, un conoscente o una “mente” universalmente nota. Interpellati su questo punto, sia professionisti (34,7%) che studenti (44,2%) hanno indicato
Steve Jobs come il personaggio famoso che meglio incarna il concetto di
creatività capace di uscire dalla propria comfort zone per percorrere strade inesplorate. Non solo tecnologia e imprenditoria sono terreno fertile per virtuosi cambi di prospettiva: si guarda anche all'esempio di artisti del calibro di
Andy Warhol (nominato dal 38,4% di studenti e dal 24% dei creativi di professore) e di icone della moda come
Coco Chanel (con preferenze che oscillano tra il 37,2% degli studenti e il 24% professionisti). Chi già opera nel campo della comunicazione attinge per ispirazione anche alla musica e all'architettura - in particolare a
Mozart e
Le Corbusier - mentre chi si appresta a entrare nel mondo del lavoro fa i nomi di Premi Nobel (
Rita Levi-Montalcini), pubblicitari (
Armando Testa) e penne immortali (
Dante Alighieri).
Dai brainstorming orizzontali al desk sharing. Gli strumenti ‘scomodi’ delle agenzieIF! Italians Festival ha chiesto ai professionisti della creatività di scendere ulteriormente nel dettaglio per capire come la propensione a mettersi scomodi venga tradotta nella vita lavorativa. In questo ambito coincide soprattutto con il
coraggio di esprimere il proprio punto di vista e prendere posizione su temi “scomodi” (56%). In linea generale, in agenzia significa esporsi e assumersene le responsabilità: da
saper dire di no a un cliente (34,7%) ad
ammettere un errore (30,7%).
Il quadro italiano della creatività scomoda è incoraggiante, se si considera che in oltre la metà (56%) delle agenzie già si implementano iniziative per incentivare il team a “mettersi scomodi”. In particolare, a conferma della crucialità del costante confronto con gli altri, gli strumenti primari sul luogo di lavoro risultano essere i
brainstorming orizzontali (61,9%), che coinvolgono colleghi e team con specializzazioni, funzioni e ruoli diversi, e le attività di
team building (42,9%). Il
desk sharing (praticato dal 19% dei professionisti), infine, è capace di trasformare l'apparente scomodità di non avere una postazione o scrivania fissa in un'occasione per dare sfogo alla propria creatività.